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Ave Maria!
1 marzo 2011
martedì dell'VIII Settimana del Tempo Ordinario dell'Anno A
"Dio paga da Dio, e insieme alla Croce"
"Mia piccola Maria, ciò che senti ora ti si
svela completamente, ed è ciò che è. Chi può sfidare la
generosità di Dio? Chi può accusare di avarizia Colui che è
"il Dono"? Egli, "la magnificenza della Carità", che non fa
che offrire per dare sussistenza alla vita, il cui amore
prodigo si posa su tutta l'umanità, sui malvagi come sui
buoni. E se Iddio è munifico con i malvagi quanto più lo
sarà per coloro che seguono la sua via, che sono obbedienti
ai suoi Comandamenti, che si offrono essi stessi come dono
per la gloria dell'Altissimo. Ma chi è riconoscente di
questa prodigalità? Chi ne è conscio sì da farne lode
continua al Signore, all'Altissimo Dio? Così pochi!...
Poiché l'uomo non sa vedere, ed è chiuso nel suo egoismo;
eppure basta un gesto, un atto di carità in suo onore, che
Egli apre il varco per far entrare o rafforzare la Fede, per
dare amore ad un'anima arida. Chi può sfidare la generosità
di Dio?
Dinanzi a Pietro che domanda: "Signore, e a noi che abbiamo
lasciato i campi, casa, figli, ecc… cosa ne otterremo?", Io
dico: " Voi ne riceverete cento volte di più", sia per chi
vive lo stato laicale, ma ne segue l'insegnamento e la
scelta del vangelo, sia per chi ha abbracciato la vita
religiosa per essere tutto di Dio, Io vi dico: " Riceverete
cento volte tanto nell'amicizia con il vostro Signore, con
la sua Alleanza che in voi vive, nel sostegno all'esistenza
di cui niente sarà mancante, e nell'acquisto, in questo
stato, alla Vita eterna. Tanto più vi fate poveri per il
Regno di Dio e vi abbandonate a Lui, tanto più, come accade
per i Santi, voi riceverete. Dio paga da Dio e, insieme alla
Croce, più lo amate e vi santificate e più vengono dati i
carismi celestiali, poteri che appartengono a Lui: visioni
beatifiche che anticipano le realtà del Cielo, e poi la Vita
eterna, ove i tesori e le bellezze delle sue meraviglie sono
le gioie il cui loro godere sovrasta e trabocca nell'anima
sì da dover dire: "E cosa mai, Signore, ti abbiamo dato per
ricevere tanto…?". La bilancia di Dio non pesa come quella
degli uomini; egli dona i suoi ori finissimi, che non sono
gli ori, le gemme dei sottosuoli terreni, ma gli ori delle
virtù preziose e il possesso di Sé stesso, oltre ai beni
materiali di cui necessitate.
Ogni dono che fate a Lui, all'Eterno, e ciò che eccelle è
nella Santa Messa, nella preghiera, nella carità di voi per
essere dono; questa offerta è simile ad una luce che
rifrange lo specchio ove vi guarda; da Lui vi ritorna in
mille luci radiose e variopinte, che adorneranno, nella sua
bellezza, delle sue ricchezze voi e il mondo circostante.
Iddio non si fa vincere mai in generosità. Ti benedico".
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3 marzo 2011
giovedì dell'VIII Settimana del Tempo Ordinario dell'Anno A
"Il vero male è il peccato"
"Mia piccola Maria, …ciò accadrà, e quando
vi sembrerà perdere ogni speranza la Provvidenza viene.
Stasera voi celebrate per la salute dei malati, per
intercessione di questa fanciulla benedetta. Perché tanti
malati non vengono guariti? Figli miei, Io vi dico: se tutti
gli uomini pregassero ed emendassero la loro vita non ci
sarebbero più le malattie; tutti verrebbero sanati. Se molta
fosse la preghiera, molti ne avrebbero guarigione; se poca
la preghiera, pochi i guariti. Voi date molta importanza
alle malattie fisiche, e pregate soprattutto per esse, Iddio
pensa e vi guarda diversamente e dà rilievo alle malattie
dell'anima; infatti nella sofferenza della malattia fisica,
pur se ha derivazione dal peccato, essa diviene già cura, si
fa antidoto che, nel dolore, purifica e libera dal suo
veleno; mentre per le anime, che pur vivono in un corpo
sano, ma che sono nel male, ecco: le vedo piagate, infette,
purulenti che gridano agonizzanti a Me, poiché vanno alla
morte eterna.
Il cieco Bartimeo nel vangelo di stasera, guarda a Me:
"Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di Me! ...Che io riabbia
la vista!". É da tanto che egli prega per la sua guarigione
il Padre, e non ha pudore del rispetto umano, e con fede
guarda a Me. Ed è per fede, e per la sua perseveranza, che
ottiene la vista. Questo figlio mi sarà testimone per
diffondere intorno a sé la Luce di Dio. Quanto sono quelli
che perseverano nella fede? Quanti invece si fermano e si
stancano alla prima delusione, o addirittura, poiché non
esauditi, si scagliano contro Dio! Ci vuole, figli miei, una
preghiera perseverante, una fede illuminata, una conversione
autentica; e molti, molti verrebbero sanati.
Voi direte: "Signore, è molto che io prego e non sono stato
ascoltato". Figli miei, ci sono sofferenze e malattie che
sono per la santità; esse si fanno cura di espiazione, che
lava il male altrui e ridona la salute nella grazia alle
anime. Si fanno luce per far sì che riabbiano il ritorno al
Padre e alla vita. Molti con le loro malattie, unite alla
preghiera, sono divenuti salute per un intero contesto
familiare, che sarebbe andato perduto; anime benedette che,
pur lontane nella distanza, Iddio nella sua Provvidente
sapienza, sparge come medicina e cura del male altrui, per
la salvezza di altri suoi figli, che andrebbero persi e che
ritroveranno, riconoscenti, in Cielo.
Il vero male è il peccato! Tutto ha radice da esso; tanto
più si pecca e tanto più c'è bisogno di purificazione e
riscatto. Se molto è lo sporco, molta è l'acqua che serve
per lavare; e le malattie non ci sarebbero se l'uomo vivesse
in Grazia, unito ad una vita sacramentale, che dà salute. Le
creature che così vivono si fanno con Cristo vita,
redenzione e salvezza: si fanno redentive, medicina che và a
curare il male degli altri; e la vita di un malato è già
segno di predestinazione e di salvezza e, se unita a Cristo,
si fa sanità. Essa non è inutile, come dice il mondo, ma è
vera cura, luce, salute per l'eternità. Ti benedico".
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4 marzo 2011
venerdì dell'VIII Settimana del Tempo Ordinario dell'Anno A
"Pure oggi Io cerco Betania nelle case, nei cuori e nelle
chiese"
"Mia piccola Maria, così come la luce te ne dà chiarore Io
te lo rivelo pienamente. Io cerco la casa di Betania, cerco
i cuori, le case, le chiese che mi accolgano, mi amino, mi
onorino. Così come ai miei tempi terreni: con gioia mi
recavo e Betania ove venivo accolto come Signore, Maestro e
Amico; e Lazzaro stesso veniva a lavarmi i piedi, Marta mi
serviva a tavola, Maria adorante mi ascoltava, prostrata ai
miei piedi. In questa casa mi ritempravo dalle fatiche del
mio cammino tra le strade polverose della Palestina, mi
consolava dalla tanta amarezza subita, mi rinvigorivo e
riprendevo forza per il percorso da continuare.
Pure oggi Io cerco Betania nelle case, nei cuori e nelle
chiese: vago per il mondo alla ricerca di essa, ma ne trovo
così poca disposta ad accogliermi, ad amarmi; per lo più
busso, ma le case rimangono chiuse, non aprono, immerse come
sono nel loro frastuono: cerco i cuori che spesso si
prostituiscono ad altri idoli e mi rifiutano. Cerco la
Chiesa, che trovo spesso immersa nel frastuono, simile ad
una piazza o nel chiasso di un mercato, se non immersa nei
compromessi: di tutto si fa connivenza e si perde il
desiderio della mia Persona, della mia anima, e il mio Cuore
grida come allora dinanzi a tutta questa situazione. Ho
bisogno di case di Betania ove venire a riposarmi, trovare
ristoro e accoglienza per non sentirmi più così solo tra gli
uomini, ove il mio Capo può posarsi per prendere sollievo,
ove mi ritempri nell'Amore e riprenda ancor più fiducioso e
solerte il mio cammino alla ricerca della salvezza
dell'uomo.
Queste case di Betania sono anime per lo più preparate dalla
Madre mia, che così le forma perché sappiano accogliermi.
Sono le anime che seguono il mio Cuore per prenderne i
sentimenti e sappiano così amarmi, e Io da essi ne riceva
poi consolazione, fiducia di continuare a cercare l'uomo.
Voi siete simili ad alberi che debbono portare frutti buoni,
rigogliosi, sicché Io venga a mi riposi sotto di essi, trovi
riposo alla calura del cammino, pausa e ristoro per avere
forza, sicché Io benedica il suo frutto e possa poi essere
abbondante per coloro che verranno a nutrirsene. Figli miei,
Io maledico l'albero di fico nel vangelo non per la povera
pianta, ma per essere segno a voi che non dovete essere
sterili o aridi, chiusi all'accoglienza di Dio, ma
fruttuosi, fecondi, il Signore vostro, venendo, si nutra e
gioioso, benedica voi e il frutto della vostra discendenza.
Ti benedico".
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5 marzo 2011
prefestiva della IX Domenica del Tempo Ordinario dell'Anno A
"Non saranno le belle celebrazioni, i canti o i fiori a
salvarvi"
"Mi piccola Maria, la Parola stasera richiama alla fedeltà.
Iddio vi indica che ci sono due strade che possono essere
percorse nella vita: la via della benedizione e la via della
maledizione; e siete liberi di scegliere, sapendo però che
Io, il Signore, sono nella via della benedizione, la via dei
Comandamenti, la via della Legge divina che vi conduce alla
salvezza. Molti di voi direte: "Signore, non facciamo del
male: non uccidiamo, non rubiamo!". Ma vengono però
dimenticati, o omessi, tutti gli altri Comandamenti, e in
modo particolare, il fondamento di essi, che sono quelli
dovuti a Dio stesso; la priorità del Primo Comandamento,
così dimenticato, l'adorazione al Signore Santissimo, a cui
và rivolta la propria esistenza con le relative scelte;
mentre Io vedo innumerevoli anime, pur osservanti nei
precetti domenicali, la cui anima si prostituisce a tanti
dèi stranierei, che vivono nell'idolatria.
Quanti diranno: "Allora come è possibile non peccare?" Figli
miei, non è il peccato per debolezza o fragilità umana che
vi allontana, poiché la Grazia di Dio, a cui ricorrere,
supplisce, ma è il persistere ostinato nel male, è il far
guerra addirittura contro la stessa Legge divina, che è
diabolico.
Nel Vangelo vi richiamo: "Non chi dice: Signore, Signore…!".
Non saranno le belle parole ad assolvere, poiché se la
parola non è concretizzata, se non è vissuta, che valore ha?
Non saranno le belle celebrazioni, i canti o i fiori a
salvarvi, ma la precedenza, la corrispondenza, il vivere
prima di tutto la carità, la giustizia, la verità, la
fedeltà all'adesione dell'Insegnamento del Vangelo, che è
fusione reale alla mia Persona. Dinanzi al Giudizio divino
non saranno i prodigi, ciò che è eclatante, ad aprire la
porta del Regno, ma la fedeltà al progetto che Iddio ha
stabilito per voi, l'adesione al suo volere, che si è
compiuto.
Nel primo sabato del mese, dedicato al Cuore della Madre mia
Santissima, andate da Lei, rifugiatevi in questo Cuore, che
è un sole che illumina il volere di Dio, dà luce al disegno
che il Signore ha tracciato e che è il meglio per voi, la
via che vi conduce a santità. Lei è la mano sicura che vi
guida per il cammino della benedizione, vi farà vivere la
carità, la giustizia, la verità, la fedeltà all'insegnamento
del Vangelo del Figlio suo. Se così vi sarete lasciati
guidare, dinanzi al Giudizio, le porte del Regno si
apriranno, ed Io dirò: "Entra, figlio mio, fedele e vero!".
Ti benedico!".
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6 marzo 2011
IX Domenica del Tempo Ordinario dell'Anno A
"Figli miei, andate dalla Madonna!"
"Ecco, io do luce e rivelo: la Parola vi richiama a vivere
la Volontà di Dio. E cosa vuol dire vivere la Volontà di
Dio? É vivere il progetto stabilito da Lui nella vostra
vita, sia nella vita religiosa come in quella sacerdotale o
familiare, o se siete soli, sia nel lavoro e in ogni campo
sociale nel quale operate.
E come può attuarsi la Volontà di Dio nel cammino della
vostra esistenza? Vivendo i divini Comandi, la Santa legge,
che è il bracciale prezioso che vi tiene legati al Signore:
è il pendolo che, posto fisso dinanzi ai vostri occhi, non
vi fa sviare per cadere nella via dell'errore. Come poter
essere fedeli ai divini Comandi se non nella preghiera e nei
Sacramenti? Iddio vi nutre, vi nutre nel corpo,
alimentandovi con il cibo fisico perché abbia il vigore di
operare, di svolgere il lavoro, dato che senza esso langue.
Nello stesso modo vi nutre nello spirito per darvi forza
tramite i Sacramenti e cosi adempiere i Comandamenti. Seppur
vedete anime che seguono una vita sacramentale, ma non sono
adempienti alla Verità del Padre, esse dissacrano, poiché è
entrato il peccato e, senza Grazia, il peccato si aggiunge
al peccato, e si entra nel buio della via della maledizione
e della oscurità.
Figli miei, venite a Me! Siete deboli, fragili, nulla potete
contro satana, che è potente, rapace, infingardo e malvagio,
e vi distrugge; solo con la forza di Dio potete
sconfiggerlo. Siate uniti nell'abbraccio dell'Onnipotente,
che ha il potere e la forza, nel suo abbraccio, di sostenere
le fondamenta della vostra casa che senza, il demonio
devasta e la distrugge. E se la Volontà di Dio è una prova
lunga, dura, grave?!...
Figli miei, andate dalla Madonna! Ella che ha vissuto,
fedele al Volere Santissimo del Padre sino all' ultima sua
stilla, sino all'ultimo gemito del suo Essere come Madre
Addolorata che, negli spasimi, offre suo Figlio e assiste
alla sua Crocifissione, piange ma rimane salda e aiuta il
Figlio a tenere le braccia aperte, aiuterà anche voi: Lei,
Madre tenera e forte, vi starà accanto, passo dopo passo,
senza mai abbandonarvi. come non ha lasciato Me per
adempiere alla Volontà di Dio, nel viverla, nell'amarla,
nell'essere perseveranti. Ti benedico".
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7 marzo 2011
lunedì della IX Settimana del Tempo Ordinario dell'Anno A
"C'è un parto alla vita dell'eternità, nello spirito"
"Mia piccola Maria, la Provvidenza ti viene da Me. Segui ciò
che ti dice il padre spirituale. Stasera voi celebrate e
ricordate Santa Felicita e Santa Perpetua, due intrepide e
coraggiose figlie cristiane che, per essere fedeli alla
propria fede, accolgono il martirio, facendosi madri che
generano non solo nella carne, ma madri nello spirito, il
cui martirio diffonde e genera figli alla Chiesa, diffonde
la Luce del cristianesimo. Il martirio è parto: così come
c'è il travaglio e i dolori per il parto all'esistenza
naturale, c'è un parto alla vita dell'eternità, nello
spirito. Il sangue dei Martiri, che si unisce al Sommo
Sacrificio di Cristo, si fa parto che, seppur si irradia su
un terreno di malvagità, deserto, arido, fra gli sterpi, è
sorgente di vita nuova, rinascita di nuove pianticelle alla
Vita di Dio.
Questo avviene non solo nel martirio di sangue: c'è un
martirio di dolori e lacrime che, nell'amore, si offre; esso
si fa parto, nascita dal mondo per far nascere al Cielo. Voi
vi fate, con il peregrinare e il travaglio dell'esistenza,
parto di voi stessi e parto per la nascita di molti
fratelli. Siete chiamati a partorire voi stessi le anime; e
nella misura in cui vi tuffate e vivete in unione al
Martirio, al Sacrificio di Cristo, il vostro parto sarà
fecondo, ricco di una figliolanza copiosa e santa. I
genitori non solo generano i figli alla terra, ma sono
chiamati a generarli alla Vita eterna.
Nel Vangelo vi si ricorda la vigna che Iddio offre e manda i
suoi operai per lavorarla, ma trovano coloro che li
uccidono, come è avvenuto per il proprio Figlio, il più caro
e degno, il cui Sacrificio è sommo, eccelso. Eppure tra gli
uomini sembra che tutto ciò sia una perdita, un fallimento,
mentre è invece vittoria che feconda la vigna, la irrora del
loro sangue e delle loro lacrime, affinché ne nasca un
raccolto fruttuoso, un'uva abbondante, i cui grappoli
pendono per il tanto peso, il cui gusto è buono, dolce, per
dare un vino che è il Sangue di Cristo, che vi viene offerto
per dissetare i cristiani, per purificare, per dare salvezza
e santità. Ti benedico".
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9 marzo 2011
mercoledì delle Ceneri dell'Anno A
"La vera grandezza è nella piccolezza: nella piccolezza è la
santità"
"Stasera le chiese si fanno più gremite. Molti vengono più
per un segno di tradizione e non perché ne assimilino l'
invito, l'udito al richiamo che Dio vuole, e cioè che sia
accolta e vissuta la conversione e il cambiamento interiore
autentico di vita che, dal male si trasforma in bene, che
dal peccato cambia nel retto agire e modella il cuore che:
da duro si fa morbido e da indifferente si fa partecipe. Il
cambiamento avviene con i mezzi che la Chiesa vi offre con
la preghiera, nel digiuno e nella carità, che si fa offerta
e dono di sé. Un cambiamento vero, di cuore, fatto per amore
di Dio.
Il Signore in questi tempi chiama ad interrogarvi, ad
interiorizzarvi, a saper guardare dentro per quel che
realmente siete, e la capacità di migliorarsi mediante la
purificazione che i suoi doni vi offrono. Figli miei, solo
Dio è Buono e, nella tentazione e nella prova, persino gli
alti busti decadono. Voi siete chiamati ad assimilarvi al
Signore, a farvi simili a Lui per poterlo raggiungere.
Quando c'è una vera conversione? Se ci si pone sempre al
centro, se non si vuole rinunciare al proprio potere, se si
vuole sempre comandare, ad avere comunque ragione e non ci
si pone in discussione, se si è autoritari, se si rimane
indifferenti e non si ha pietà del bisogno del fratello, se
si rimane inerti e inoperosi nell'operare per il bene, non
c'è conversione. Se si ricercano le grandezze, anche nella
Chiesa, e nelle sue Opere per cercare l'autostima, il potere
e il plauso umano, qual è la conversione… ? Non chi cerca la
grandezza… la vera grandezza è nella piccolezza: nella
piccolezza è la santità.
Quando ci si dimentica di sé e si vive per amare, ci si
incontra con l'Amore di Dio, si agisce poi con il suo Cuore
e i suoi Sentimenti, ed entra la conversione. L'uomo non si
guarda, vede bene il peccato del fratello, lo riconosce nei
minimi dettagli e non sa vedere il suo; giustifica sé stesso
e copre il suo male. Iddio vi offre, in questo tempo la
"Quaresima", che nell'ascolto della Parola di Dio, nei
Sacramenti, nei mezzi che vi dona: sono le lampade, luci
speciali nel suo cammino, perché abbiate a vedervi dentro, a
saper riconoscere le ombre, i difetti, il male che oscura la
vostra anima, sino a quando nel viaggio dell'esistenza,
nella sua purificazione, voi lavate per renderla pulita,
radiosa, pronti a risorgere con Cristo.
Le ceneri sono un segno per ricordare ciò che siete: polvere
che alla polvere della terra ritorna se non ci si trasforma
in Dio, dato che solo le opere sante, vissute per amore,
rimarranno. Se Io, il Risorto, l'Esente da ogni peccato,
tanto ho dovuto pagare in un tributo così doloroso per la
vostra risurrezione; se Io, la Pianta verde, ho dovuto
vivere lo stillicidio della mia Persona per donarvi questo
tragitto che vi aiuta a trasformarvi nella mia Vittoria,
quanto più voi, figli miei, ne avete bisogno. Io vi aiuto!
Datemi la mano, e con Me, Io che l'ho vissuta per voi,
trasformo la polvere in eternità e santità. Ti benedico".
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10 marzo 2011
giovedì dopo le Ceneri dell'Anno A
"Io sto con le braccia spalancate e tutti accolgo, tutti
attendo"
"Mia piccola Maria, stasera la Parola vi richiama ad una
scelta: seguire la via del bene o la via del male. Vi fa il
Signore Iddio il dono grande della libertà; dono immenso ma
di quale grande responsabilità, che gli uomini non si
avvedono!... Sebbene liberi, Io vi indico però a percorrere
la via del bene, la via di Dio, che è la strada che vi dona
la salvezza. Quale amore gratuito potete ricevere se non dal
vostro Padre Celeste, che vi ama d'amore immenso, e vuole il
meglio del bene per ognuno di voi? Un amore che vi vuole
dare salvezza e Vita eterna.
Io sto con le braccia spalancate e tutti accolgo, tutti
attendo; però la via del male ha il suo fascino,
suggestiona, è apparentemente appagante con le sue
attrattive, attira allo sguardo; è appetibile così come il
frutto dell'Eden, bello alla vista, saporoso al gusto, ma al
suo interno c'è il cancro che, con il suo veleno, infetta e
corrode e conduce alla morte. Sembra che il male vi allieti
con i suoi piaceri, ma ricevendolo, incamminandosi nella
strada, si rivela per quel che è: l'intero suo fiele e la
sua acredine che conduce a morire.
Cosa si può fare per camminare per la via del bene se non
accogliere pazientemente e con amore la propria croce
quotidiana? Io l'ho portata più pesante di tutti, ne conosco
ogni aspetto, ne ho assaporato ogni amarezza per farvi
strada: Io vi cammino dinanzi! Ancora cammino per le strade
del mondo, vi amo e richiamo, portando la Croce, per aiutare
voi a portarla e, passo dopo passo, con le gocce di sudore
per la sua fatica, lacrima dopo lacrima, per il peso della
sua sofferenza, ma anche nei sorrisi delle soste che vi
faccio vivere per ritemprarvi e riprendere il cammino con la
Croce, voi giungete, al tramonto della vostra esistenza,
alla cima del Calvario. Lunga o breve che sia questa via,
secondo come è vissuta, il bene e il merito in essa
acquistano valore: il frutto del suo bene che vivrà per
l'eterno.
Molti non vogliono la croce e credono che, fuggendo da essa,
trovano la felicità, e rimane di conseguenza solo l'altra
via da percorrere che ha i suoi allettamenti: inizialmente è
dolce, attraente, e dà i suoi quattro piaceri, che però poi
si rivelano, portandovi alla corruzione e alla rovina: vi
porteranno ad una croce più dolorosa e tormentata, ad una
via di disperazione, ad un luogo che non avrà più pace.
Venite a Me, figli miei, che vi amo, ed Io vi aiuterò, vi
prederò la mano e percorrere la via del bene. Ti benedico".
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12 marzo 2011
prefestiva della I Domenica di Quaresima
"Figli miei, anche voi dovete vivere il vostro deserto"
"Mia piccola Maria, all'inizio della Quaresima vi viene
presentato il mio deserto di cui conoscete solo l'esito
finale. Poco la mia Chiesa conosce che esso è stata una
Passione che anticipa l'altra: dolori innumerevoli nel
freddo pungente delle notti gelide che penetrava fino alle
ossa e ne scuoteva di tremito il corpo e il battito dei
denti, nel calore opprimente nei giorni di calura, nella
fame che scavava lo stomaco e l'arsura che spaccava nel
sangue persino il palato. Una solitudine che si fa immane, e
il tormento nei diavoli che attaccano la mente, attaccano,
nelle loro visioni mostruose e nelle vessazioni sino a
tormentarne il corpo. La mia preghiera che geme e grida al
Cielo, e dal quale non giunge risposta: essa si fa più arida
e secca del deserto, che la circonda.
Questa tribolazione che fa spasimare è per la preparazione,
che è purificazione e fortezza per allontanare il diavolo
all'accoglienza della mia Parola durante la vita pubblica
che presto sarebbe iniziata, e per aiutare l'uomo a
recepirla e ad accoglierla per allora e per tutti i tempi.
Il demonio giunge al termine del deserto con più veemenza
quando sa che più debole e piegato è il mio corpo e,
all'attacco diretto che non ha avuto esito, passa alla
suggestione, a manipolare la mente attraverso mezzi
suadenti, per far sì che Io creda che sia per la mia utilità
e per farne a Me un bene, e tenta nel voler dare cose buone
come nel nascondersi nel pane per corrompermi. Tenta
nell'usare persino la Parola di Dio…, ma non sa che la
materia che si piega e si mortifica, che rinuncia e
s'indebolisce fa sì che lo spirito s'innalzi e si fortifichi
più forte che mai per sconfiggerlo; e con la stessa Sacra
Parola nella Verità, che Io sono, egli fugge vinto.
Figli miei, il suo intento era che Io mi ponessi al suo
servizio, che il Signore Dio adorasse lui. Sempre medesimo è
il suo traguardo e il suo scopo; offre le quattro miserie di
piaceri, attraverso le debolezze umane, per spostare
l'adorazione dovuta a Colui che è il vero Dio, per porsi al
suo servizio ed essere adorato lui. Invidioso di aver perso
le bellezze del Cielo, vuole portare più anime possibili nel
regno della sua disperazione.
Anime mie, anche voi dovete vivere il vostro deserto, anche
a voi giungerà un tempo di prova e di tentazione e, per
essere forti a viverlo, Iddio vi ha donato il baluardo della
preghiera e dei sacramenti, dato che egli, l'infingardo,
giunge particolarmente quando siete deboli e indifesi, nel
momento della prova. Siate armati di Me! Solo con me lo
potrete sconfiggere. Il diavolo si è fatto più potente e
sfrontato che mai; è entrato nella Chiesa ed è giunto fino
all'altare; riesce a derubarmi (…le ostie consacrate - n d
r) per fare cose innominabili, e se non intervenisse il mio
potere a fermarlo, di quante cose terribili e distruttive
egli non sapete cosa potrebbe fare! Perché ciò accade?
L'altare è indifeso, è lasciato solo, non tutelato non solo
fisicamente, ma nello spirito. I sacerdoti devono vivere la
battaglia a difesa dell'altare e del popolo contro il nemico
e lo possono, se vivono il loro deserto nella preghiera, nel
digiuno, nella rinuncia di sé.
Ove è il digiuno se è un continuo banchettare per ogni
occasione? Ove la preghiera, se c'è una ricerca nel vuoto e
nella dispersione che li porta ad operare nel sociale e si
dimenticano della loro priorità? Ove la povertà, la rinuncia
a sé stessi, alle proprie ambizioni, alla voglia di essere?
Anime mie, pure voi fatevi poveri nella rinuncia, nella
mortificazione, nell'umiltà: in esse voi sempre lo vincete,
e nell'adesione alla Parola divina; al suo giungere dite
come Me:"Sta scritto!". É Parola di Dio, è mia Parola! Nel
seguirla non c'è errore, non c'è inciampo per cadere nella
sua gabbia. Pregate per i meriti della mia Passione nel
deserto; per essa voi lo farete fuggire, dato che Io l'ho
vinto per voi. Ti benedico".
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13 marzo 2011
I Domenica di Quaresima
"La via della Croce è sapienza, dà sale, motivazione e senso
all'esistenza"
"Mia piccola Maria, poiché ti abbandoni alla mia Santa
Volontà Io ti benedico. Ciò che hai ascoltato sarà, ti si
apre pienamente. Cosa dà a voi conoscenza del bene e del
male se non la sofferenza, il dolore, la via della Croce?
Il dolore è via nella Verità; essa vi svela lo sguardo, vi
fa comprendere la limitatezza umana, il suo bisogno e la sua
povertà, la fallacità delle cose nel tempo, la preziosità
del bene e dà luce all'inutilità del rincorrere il male
nella vita. La via della Croce è sapienza, dà sale,
motivazione e senso all'esistenza. La via dei piaceri a cosa
conduce se non ad oscurare il cuore e la mente? Vi
appesantisce con la materia, e non capite più l'utilità del
dono d'amore gratuito all'altro. Cosa vi lascio in eredità
se non il frutto della mia sofferenza che vi dona il
riscatto e la vita eterna? Perché Io vivo il deserto, espio,
e vengo pur duramente e gravemente temprato al dolore? Forse
debbo espiare un mio peccato? Io che sono la Parola che
compie, che sono la Conoscenza di tutto ciò che è esistente,
la Santità che vive, che scruto ciò che è razionale e
spiegabile e ciò che non lo è e non è umanamente spiegabile,
e che si può spingere con le sguardo all'infinito… Eppure Io
vivo, mi sottopongo al dolore del deserto per dare a voi,
nel suo frutto, purificazione alla via dell'assimilazione
alla mia Parola, fortezza per il tempo della vostra
battaglia e del vostro deserto, perché sia data conoscenza e
sapienza della realtà del bene, e il male sia svelato e
smascherato nel suo orrore, e il desiderio del suo riscatto.
Io vengo temprato con vigore, non mi è tolta la sofferenza,
e la vivo per voi. Conosco il gelo, la fame, la tribolazione
delle vessazioni, il dolore di una preghiera che grida, il
patimento che giunge alle viscere e non ha risposta, ma è
vissuto per dare a voi, per dare luce alla via del bene e
della sua conoscenza.
Così, figli miei, nei vostri deserti, nelle vostre prove,
nei combattimenti, nei tempi delle tentazioni, ne sarete
vincitori. Vi fate luce pure per gli altri, e le sofferenze
e la croce, pur del giusto che non deve espiare il proprio
peccato, si fa luce che dà conoscenza al bene, visione reale
di ciò che è il male, e riscatto da esso, poiché in Paradiso
non si viene soli. Insieme passeggerete nelle verdi vallate
del Cielo ove non c'è deserto o pianto, né battaglia, ma il
diletto del passeggiare con il Signore nelle meraviglie
dell'Eden. Ti benedico".
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16 marzo 2011
mercoledì della I Settimana di Quaresima
"Non ci sarà lembo della terra che non avrà le sue pene"
"Mia piccola Maria, figlia mia cara, tu mi preghi per questi
eventi così disastrosi ed Io ti rispondo con la Parola di
stasera: Ninive doveva essere distrutta entro 40 giorni per
il cumulo dei suoi peccati, ma i suoi i abitanti hanno
seguito l'invito di Dio per bocca del profeta, e si sono
posti in conversione, hanno fatto penitenza per espiare al
loro peccato, hanno cambiato vita, e non c'è stata più la
distruzione, ma la vita. Ancora nel Vangelo Io vi dico: se
in quella città hanno seguito l'invito al cambiamento, alla
conversione per mezzo del profeta, quanto più dovreste
ascoltare il mio richiamo? Perché allora non vengo
ascoltato? …Cosa alza le alte onde del mare? Cosa scuote la
terra? Oh, gli scienziati diranno: "Sono fenomeni
naturali!". Sì, è vero, e si attuano per evento naturale, ma
chi lo fomenta, chi lo accende? É il diavolo che prende
forza dai peccati, dalla enorme energia negativa del male
che gli dà potenza di usare la stessa natura contro gli
uomini. Dio non vuole la distruzione, ma vi richiama e
invita a vivere nella rettitudine, e poi: del dolore, che è
frutto delle scelte umane, ne fa una storia di purificazione
e riscatto.
Il Giappone così apparentemente ubbidiente e civile è ormai
possesso del paganesimo; le giovani generazione non seguono
più nemmeno i riti e le credenze dei loro antichi padri, il
loro dio è la tecnologia e il successo del denaro e il
prestigio, una tecnica scientifica che cerca persino di
ricreare la vita: l'uomo, e che si pone a sfida di Dio. Le
loro immagini violente hanno varcato gli oceani per
devastare la mente di tanti innocenti. Quanti peccati che
satana usa per porsi contro essi stessi. Non cercano l'aiuto
e l'alleanza con il Creatore!
Perché tanti Paesi in rivolta? Il diavolo li scatena, e
sobilla guerre che e sono solo una falsa motivazione per
giungere ad attaccare i cristiani. Questo accade perché la
preghiera decade e non giunge a questi Paesi lo Spirito
Santo, che porta la pace. Molto potete per essi con
l'orazione, i sacrifici, l'offerta, la carità, le Sante
Messe alle quali partecipare il più possibile. Nello stesso
modo in cui potete aiutare i popoli, dando cibo, vestiario,
materiali, così potete aiutare, pur da lontano, i popoli,
nello spirito.
C'è guerra nello spirito! Lo spirito Santo si alimenta nelle
cose di Dio e porta la pace, il diavolo si alimenta nel male
compiuto. Perché san Francesco acquieta il lupo, e i Santi
dominavano le acque e i venti? Poiché l'uomo vive con Dio, e
la natura stessa e gli animali partecipano della pace e
della Volontà Santa del suo Creatore. Pregate per queste
Nazioni, dato che il travaglio e la purificazione è per
tutti; non ci sarà lembo della terra che non avrà le sue
pene poiché non c'è più altro modo per la sua purificazione
da tanto male.
La conversione vi cambia in Dio, e in Dio voi avrete
l'amicizia con la natura; scende allora la mia benedizione.
Ancora la mia mano si alza e dico: "Taci!" alla bufera; e le
acque e la terra si acquietano. Ti benedico".
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18 marzo 2011
venerdì della I Settimana di Quaresima
"Non si uccide solo con le mani o le armi,
si uccide con la
parola che offende e dilania"
"Mia piccola Maria, Io sono il Principe della Pace. Cosa non
potrei desiderare per questi Paesi se non la pace? Ma c'è
bisogno che essi si dispongano a riceverla per averla. Ecco,
ti si apre pienamente ciò che già nella Santa Messa ti viene
rivelato.
Il Vangelo è esigente, entra nella profondità della radice
del cristianesimo e dell'insegnamento del vostro Maestro e
vi evidenzia che il peccato non è solo materiale, concreto,
fattivo; il peccato è anche spirituale, colpisce l'intimo
del cuore nell'uomo, lo ferisce nell'offesa. Non si uccide
solo con le mani o le armi, si uccide con la parola che
offende e dilania, distrugge l'immagine della creatura sì da
portarla a chiudersi in sé stessa e giungere a farsi male,
sicché questo peccato ricade sulla vostra responsabilità.
Quante creature vengono sempre in chiesa però commentano e
criticano tutto e tutti, condannano di continuo...: cosa
hanno capito del Vangelo? Io vi chiedo una giustizia che
supera l'umano e s'innalza verso l'alto, che vive
un'integrità dell'essere nella purezza del pensiero, nella
limpidezza della parola, nella fedeltà al cuore. Non potete
vivere un'amicizia, una comunione con Dio se portate il male
nel cuore, se in voi vive il rancore, l'odio, il
risentimento, il predominio; questo stato spesso è tra le
stesse mura domestiche. Non si può vivere nell'inganno,
nella ipocrisia di chi vive della bella immagine di sé per
il mondo, e dentro ha la morte!
Voi direte: "Signore, come è possibile vivere il Vangelo?".
Per questo sono nato: per aiutarvi a viverlo nell'essermi
simili; mi basta una sincera adesione a seguirmi, desiderare
di essere veritieri, di voler vivere un cristianesimo
verace, ed Io vi aiuto, vi guido, vi indico il cammino: sono
con voi.
E quando il perdono è difficile? Quando l'offesa è stata
grave?... Iddio giudica secondo la responsabilità
dell'offesa ricevuta, ha comprensione, e vi aiuta. Mi basta
che mi diate la mano, che preghiate, ed Io vi sono accanto
nel percorso della purificazione della vita che, nel torto
ricevuto e dato a Me, è già vittoria e riscatto per avere
guarigione e liberazione, riconciliazione, per una fede che
si sana e dà pace, e vi fa vivere una comunione piena, un'
Alleanza con il vostro Padre Celeste.
Vi chiamo a vivere un Vangelo, che è verità, che sa
riconoscere il proprio peccato e, nella sua umiltà, si
pente. Un cammino che si faccia autentico, che non sì fermi,
ma continui, seguendo le mie orme che lo conducono al essere
Vangelo nelle viscere di un'interiorità che coinvolge
l'intero essere e il vostro pieno agire. Sicché vi fate
"amore" che con Me si eleva, e sapete percorrere e guardare
la terra con il mio Cuore e i miei sentimenti".
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19 marzo 2011
prefestiva della II Domenica di Quaresima e festa di San Giuseppe,
Sposo
della Beata Vergine Maria
"Padre Giuseppe! Padre Giuseppe!… quante volte Lo
chiamavo!..."
"Mia piccola Maria, San Giuseppe accoglie la tua preghiera e
ti è sempre accanto, nella sua protezione. Oggi la Chiesa
ricorda il mio caro Padre Giuseppe, cui il Signore,
l'Altissimo Onnipotente, lo chiama ad essermi Padre sulla
terra, a farne le veci. Egli riceve in sé una profondità di
viscere paterne che portano in sé riflessa l'Immagine della
Paternità di Dio. Ricevendo questa Paternità e vivendola
nella vocazione al Figlio di Dio, Giuseppe si fa anche Padre
degli uomini; li ama da figli, li soccorre. Giuseppe, l'obbedientissimo
…nessuno come Lui è stato obbediente. Supera in essa tutti i
Santi, pronto ad ogni richiamo per porsi al servizio:
"Giuseppe, Giuseppe, Sposo mio!", chiamava la Madonna; ed
Egli, sollecito, accorreva per porsi in suo aiuto e alla sua
protezione. "Padre Giuseppe! Padre Giuseppe!"… quante volte
Lo chiamavo!... Ed Egli subito accorreva alla mia cura e ai
miei bisogni e alla risposta di ogni spiegazione. "Mastro
Giuseppe, Mastro Giuseppe!"… quanti, fra compaesani,
parenti, amici accorrevano a Lui per il lavoro!... Ed Egli,
sempre così disponibile nella carità, era disposto ad
aiutare nel fare sedie, tavoli, porte, ecc…e di tanti lavori
anche non pagati.
"Giuseppe, Giuseppe!", chiama il Signore Iddio perché viva
la sua chiamata ad essermi Padre, e Sposo di Maria
Santissima; compito e vocazione così lodevole e onorevole,
ma di così grande responsabilità! Difficile e arduo questo
compito al quale Giuseppe risponde pienamente nell'amore e
nella rinuncia, rinnegando Sé stesso, sino la martirio della
dolorosa malattia che accoglie e offre per farsi dono che si
amalgama, si unisce alla mia Redenzione; dono per lo più
nascosto agli uomini, ma pienamente rivelato al Padre
Santissimo, al quale appare manifesto, nella sua bellezza,
come gemma che riluce nella sua santità.
"Giuseppe! Giuseppe!", chiama dal trono celeste l'Altissimo,
e Giuseppe, pur rimanendo nascosto, viene con il suo sguardo
adorante. Quante sono le mani che si elevano dalla terra per
il richiamo verso di Lui! Quante preci per i loro
bisogni!... e Giuseppe accorre. Andate da Lui e non rimarrete
delusi; ancora sempre Giuseppe, al richiamo del suo Nome,
accorre. Egli vi ama di tenerissimo amore paterno.
Consacratevi al Cuore buono e santo di Giuseppe! Egli ha
riflesso in Sé, in dono, più di qualsiasi creatura umana, la
Paternità di Dio. Chiedete a Lui! Giuseppe si prenderà cura
di voi. Ti benedico".
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21 marzo 2011
lunedì della II Settimana di Quaresima e festa di San Benedetto Abbate
"Oggi Benedetto guarda i suoi monaci e ne è addolorato…"
"Mia piccola Maria, oggi ricordate San Benedetto.
"Benedetto" poiché ha ricevuto la mia benedizione, ed ha
benedetto, sicché la sua discendenza è potuta giungere sino
a voi; "Benedetto" perché si è temprato nel rigore per
uniformarsi alla Volontà di Dio e riceverne così la
benedizione; benedizione che inizia dalla preghiera di sua
madre con molte preci accorate, e con tanto ardore nelle
Sante Messe, alle quali partecipava; ella ha chiesto a Dio
di essere allietata della maternità, dicendo: "Signore mio
Dio, se mi offri un figlio io te lo dono: è per il tuo
servizio per tutti i giorni della sua vita, perché sia
benedizione e porti ovunque la tua benedizione". E il
Signore non solo accolse la sua preghiera, ma gliela
maggiorò, donandogli una duplice maternità; le donò pure una
figlia che sarà ulteriore benedizione, dato che ella sarà
sostegno, bastone, con la sua offerta, per il disegno santo
della vita di suo fratello.
San Benedetto lascia, per la chiamata divina, il suo paese
natale poiché vede nella terra che il Signore gli indica: la
possibilità di uniformare il suo Progetto al Volere
Santissimo del Padre che, nel suo adempimento, benedice,
dando una figliolanza copiosissima e benedetta. Egli lascia
il mondo per ritirarsi in solitudine e conformare con la sua
vocazione alla profondità dei desideri del suo Signore,
tempra sé stesso nell'orazione e nei rigori, affronta le
molte tentazioni e gli attacchi del diavolo per far sì che
la sua persona si plasmi, si modelli allo Spirito e ne
riceva così la sua piena benedizione, sicché possa poi
portarla ovunque, alzando la sua mano per benedire ogni
cosa, ogni uomo, ogni luogo; ne porta lo spirito che insegna
nei precetti fondamentali ed essenziali di norme semplici
che riportano all'integrità del Vangelo, che prima di dare
agli altri, vive su di sé con rigore.
Oggi Benedetto guarda i suoi monaci e ne è addolorato perché
molti si sono lasciati andare al quieto vivere umano, ai
suoi agi e ai suoi comodi; non temprano più sé stessi
secondo i suoi insegnamenti, non vivono più la loro
vocazione, il proprio essere per farsi dono totale. I monaci
chiedono vocazioni e si rammaricano di non averle; Io dico:
"Il Padre vi dona la vigna perché sia lavorata e ne nasca
uva buona, perché dia vino buono, ma se i vignaioli non la
lavorano non ci sarà raccolto". Ugualmente se i monaci non
tornano a vivere in profondità i precetti degli insegnamenti
del loro Fondatore, non ci saranno vocazioni. Tornino a
guardare Benedetto! Ti benedico".
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27 marzo 2011
III Domenica di Quaresima
"Chiedo a te, chiedo a voi, ad ogni creatura: "dammi da
bere!"
"Mia piccola Maria, le anime sante del Purgatorio conoscono
gli avvenimenti e gli stati d'animo dei loro cari, per
disposizione divina e per sua concessione. Stasera nel
Vangelo chiedo alla Samaritana: "Dammi da bere!". Chiedo a
te, chiedo a voi, ad ogni creatura: "Dammi da bere!". E qual
è l'acqua che disseta un Dio se non quella dello Spirito,
che nasce dall'Amore? Solo attraverso di esso si ritempra e
la sua arsura d'amore si placa e si disseta. Voi chiedete,
chiedete, volete, ma… pensate mai di dare? Che un Dio abbia
bisogno dell'amore partecipato dei suoi figli, che cerchi
consolazione a tanta amarezza, a tanta offesa al peccato che
gli ha lacerato il Cuore? E chiede, elemosinando, il vostro
amore. Come potete farlo? Se vivete una vita sacramentale
partecipata, vissuta, una preghiera autentica, l'adorazione,
il sacrificio accolto e offerto, una vita che si faccia,
nella sua totalità, con i mezzi, doni al Signore, doni
d'amore. Tutto questo diviene l'acqua che bramo, e placa con
i suoi sorsi, in quel che potete offrire, la mia sete. "Da
chi, Signore, possiamo ricevere quest'acqua?".
"Dal mio
Cuore!". Esso è un Pozzo infinito, la sua acqua mai si
esaurisce, anzi trabocca fuori dal Pozzo. Io attendo che voi
vi facciate recipienti puri che vengano a riceverla: otri
puliti, canditi, lavati, nei quali contenerla. Allora,
dissetati, siete capaci di dissetare le sete dei vostri
fratelli che, riarsi di sete d'amore, cercano invano lontano
da Me; la ricercano, ma vanno a bere in paludi melmose, in
acque inquinate, che pare diano, in principio, una pausa
alla loro arsura, ma poi se ne avvelenano e sono, di nuovo,
alla ricerca più assetati che mai. Facendovi recipienti di
acqua d'amore voi dissetate le anime e date acqua anche a
Me! Come divenire questi recipienti puri? Vivendo i
Comandamenti, lontano dal peccato, vivendo nella Grazia di
un Battesimo vissuto, nel lavaggio nel Sangue e l'Acqua
della Confessione, nel vostro sacrificio che, nelle lacrime,
lava, vi rende atti a ricevere le Acque del mio Amore. Chi è
dissetato con esse ne disseta i miei figli e anche la mia
sete. Ti benedico".
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28 marzo 2011
lunedì della III Settimana di Quaresima
"Il vero miracolo nasce nel vivere il percorso che vi offre
la Sacra Parola"
"Stasera la Parola vi presenta il miracolo della guarigione
della lebbra di Naaman da parte del profeta Eliseo, e il
miracolo del sostegno alla fame nell'olio e nella farina
alla povera vedova da parte del profeta Elia. Molti dicono:
"E come mai solo ad essi in tempi in cui molti erano i
lebbrosi e gli affamati?". "Perché Iddio grazia solo loro?".
Figli miei, il Padre sa, nella sua Sapienza, distribuire i
suoi doni e dare grazie non solo per il bene personale ma
perché esso si faccia segno e testimonianza della sua
presenza e salvezza per il bene comune. Così il miracolo
della lebbra di Naaman diviene segno per i posteri di una
guarigione dalla lebbra, che non è solo fisica, ma
spirituale quando ammorba nel peccato l'anima, che si sana
se vive il Battesimo, che viene raffigurato nel segno del
bagno nel Giordano e nel lavarsi nei Sacramenti, così come
Naaman fa sette volte in esso; e nel miracolo della povera
vedova è prefigurata l'Eucaristia, che vi ritempra, vi
rafforza, dà vigore e sostegno al cammino dell'esistenza, e
non vi fa morire affamati dell'eternità. Se sapeste quante
grazie il Signore Iddio spande, dando tempo, proroga agli
anni da vivere perché se ne riceva Misericordia e salvezza.
Quante grazie, benefici e miracoli di cui gli uomini non si
avvedono e, ingrati, e irriconoscenti, continuano a peccare.
Il vero miracolo nasce nel vivere il percorso che vi offre
la Sacra Parola, nel vivere una vita sacramentale autentica,
una Comunione partecipata e adorante nell'Eucaristia, nel
vivere concretamente l'Insegnamento del Vangelo. Questo è il
miracolo che vi offre in esso la vita. Io vado a Nazareth
per portare la mia Parola, porto la Verità, ma forse vengo
accolto!?... Cercano persino di uccidermi! Nessun profeta è
compreso tra i suoi. Ancora vengo per lo più rifiutato, e
cercano di uccidermi e perseguitarmi in quelli che mi
seguono e che mi amano, che pur nell'interno delle loro
case, vengono annichiliti e perseguitati. Venendo a Me,
vivendo Me, voi avete il miracolo, voi non conoscerete la
morte, non la temerete più poiché il cristiano che è in Me
non muore; rimangono sulla terra solo povere membra, ossa,
ma la creatura non è là; essa vive nello spirito, se risorta
in Me. Io porto il miracolo di una vita che è senza fine,
eterna. Ti benedico".
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29 marzo 2011
martedì della III Settimana di Quaresima
"Ho viscere paterne e materne di un amore che ama e
giustifica,
di una Misericordia infinita"
"Stasera nel Vangelo vi richiamo al perdono, ad avere un
cuore misericordioso, buono, compassionevole. Io vi perdono
sempre. Le mie braccia sono continuamente aperte al perdono,
persino dopo la morte, se l'anima mi chiede perdono per i
suoi peccati, e vuole venire a Me: Io la perdono e l'accolgo
anche se c'è però bisogno del suo riscatto, della sua
purificazione, della sua riparazione poiché il peccato pur
perdonato, ha portato le sue conseguenze nell'offerta fatta
al Signore e verso i fratelli. É simile ad un abito dato per
le nozze, Iddio non ve lo toglie, lo lascia, ma c'è bisogno,
per gli strappi arrecati, che venga rammendato, che venga
riparato perché torni alla sua perfezione, degno del Cielo.
Se sapeste quanto Purgatorio per perdoni mai dati, per tante
durezze!... Il perdono dato a chi vi ha arrecato offesa
molto ricopre le vostre di offese, molto vi viene perdonato
per il perdono che voi avete offerto, se avete giustificato
il vostro fratello, dato che ciò che vi ha ferito lo
ricordate bene, ma non sapete vedere ciò che voi avete
arrecato nel ferire gli altri.! E se il peccato è grave, se
è importante l'offesa?... Figli miei, venite a Me! Chiedete
a Me, che ho viscere paterne e materne di un amore che ama e
giustifica, di una Misericordia infinita che supera i limiti
della Giustizia del vostro amore umano. Venite a Me! Il
Signore Dio vostro sa riconoscere e tiene conto di chi a
priori si è chiuso in sé, ostinato nella sua mancanza al
perdono, in chi pur non riuscendo, chiede a Me poiché la
ferita ancora brucia, e non ci riesce… Chiedendo, e
meditando nell'orazione e nell'Eucaristia, Io lo prendo per
mano e lo conduco in un percorso di guarigione, che risana,
prima la sua ferita e dà pace, e poi porta la benedizione
anche su chi ha offeso.
Figli miei, il male è male; con che lo si ripara se non con
il bene, se non con il perdono? Nel perdono si placa il
cuore e torna la pace, si riallacciano le amicizie
e le alleanze, le guerre si placano; e ciò che si è
interrotto riprende il cammino e può tornare alla vita. Ti
benedico".
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30 marzo 2011
mercoledì della III Settimana di Quaresima
"Chi mi ama vive la Santa Parola"
"Stasera il Vangelo vi richiama alla Parola di Dio. La
Parola di Dio è eterna, non ha limiti di tempo poiché
sussiste nel susseguirsi del tempo: ne dà il senso, la
motivazione nel suo scorrere degli eventi. Oh, viene
professata, acclamata: è divina, eterna!…, eppure l'uomo ha
la scaltrezza di riuscire a piegarla, a modificarla secondo
gli schemi umani, a renderla duttile per le esigenze umane,
la rende psicologica: certi teologi arrivano addirittura a
contrapporsi ad essa in modo diabolico, cercando di
cambiarne il senso. Giungono a dire: "Ciò che diceva il
Signore era valido per quei tempi…!". Oppure: "Egli ha detto
questo, ma voleva significare quest'altro…". Eppure nel
Vangelo è detto che non venga spostata una virgola, né uno
iota! Ciò che è scritto sta scritto, ed è! Io sono venuto
per dare compimento alla Parola divina, a dare perfezione e
completamento perché fosse bastante alla salvezza dell'uomo.
Sono venuto per dare la mia Vita in riscatto, ma prima porto
la Parola che viene a testimoniare la Verità. Il Vangelo è
firmato con il mio Sangue: Esso ne attesta l'autenticità.
Non sono le parole, le belle catechesi, il parlare forbito,
pur della Santa Parola che mi fa gioire, mi dà gloria: è lo
stampare nell'anima la sua Verità, è viverla per attestare
in modo verace che essa è la Vita.
Il suo vissuto, l'opera che la concretizza ne attesta
l'effetto. Se voi ascoltate una persona di chiesa, o un
sacerdote, parlare della Santa Parola in modo colto,
preparato ed elegante, ma poi riscontrate una vita opposta,
quale credito poi ne date? Solo se v'inondate nello Spirito
in Dio voi continuate a credere. Ho dato compimento, nel mio
Insegnamento, alle Sacre Scritture è ciò è già bastante per
la vostra salvezza, ma la Parola di Dio è inesauribile, e si
compiace di arricchire , nella sua profondità, nella sua
conoscenza, dandosi a terreni fertili poiché concimati nel
Vangelo a santi, a benedetti di Dio nel corso della storia;
ma essa vi riporta sempre alla veracità, alla stabilità,
alla concretezza della Lieta Novella. Chi mi ama vive la
Santa Parola. Ti benedico"-.
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31 marzo 2011
giovedì della III Settimana di Quaresima
"Il demonio fa di tutto per sovrastare e allontanarvi dalla
mia Voce"
(cfr anche I lettura tratta da
Deuteronomio
4. 1 5-9)
"Mia piccola Maria, stasera vi richiamo ad ascoltare la mia
Voce: "Ascoltate la mia Voce, ascoltate la mia Voce!". Figli
cari, quanto vi chiamo! Eppure non volete udire il mio
richiamo, che si fa accorato ma voi vi fate sordi. Per chi
l'accoglie in sé è il primo esorcismo che allontana il
demonio: ove vive la mia Parola c'è l'amore, e nella mia
Voce egli non può stare; Io mi faccio Custode e Soldato, che
vigila e difende la vostra casa, che non permette che il
malvagio ladro venga a scardinare la casa della vostra anima
e defraudarla dei monili, delle gioie, dei beni che il
Signore vi ha donato, con i quali l'ha ornata, dato che Io
ne sono Custode e tengo le chiavi.
Come potete ascoltare la mia Voce? Nel silenzio, figli miei!
Nel silenzio di chi si pone alla ricerca di un intimo
colloquio con il Signore, ed Io mi faccio ascoltare. Il
demonio fa di tutto per sovrastare e allontanarvi dalla mia
Voce che vi salva: fa grancassa, frastuono, rumori, vi lega
ai rumori della vita mondana, alla corsa della vita
frenetica dei frastuoni di un mondo che vi allontana da Dio,
da tanta televisione che vi occupa la mente e vi oscura il
cuore. Createvi degli spazi che, pur nella solitudine, si fa
silenzio intorno a voi nell'ascolto della Parola del
Vangelo, nella Vita dei Santi, nelle visite ai malati,
nell'intimità della preghiera; e la Voce dello Spirito Santo
viene e parla, infondendo nella vostra anima le sue Gocce di
santità per condurvi alla santità. Ti benedico".
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