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La Parola di Dio, irrorata dallo Spirito Santo, sgorga
in pienezza dal cuore di Gesù nell'ultima cena come
ferma volontà di redenzione: "Ho desiderato ardentemente
di mangiare questa Pasqua con voi" (Lc 22,15), come atto
supremo di amore: "Avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò fino alla fine" (Gv 13,1), come solenne
promessa della sua costante e perenne presenza sino alla
fine dei tempi: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo" (Mt 28,20) e infine come
memoriale: "Fate questo in memoria di me (Lc. 22, 19).
Così il pane diventa Carne e il vino diventa Sangue,
cibo e bevanda di salvezza per tutti. L'alito divino
torna a soffiare sugli uomini e sul mondo per una nuova
creazione e per ornarci di una nuova e più sublime
somiglianza e dignità. Dopo il triste allontanamento a
causa del peccato, siamo invitati di nuovo all'intimità
di una mensa e alla comunione piena con Dio.
La divinità si trasfonde nella nostra umanità malata per
una totale purificazione. È la suprema anticipazione
nella santa cena del sacrificio cruento della sua
prossima crudelissima passione e morte e della sua
gloriosa risurrezione. È il messaggio redentivo di vita
nuova offerto agli uomini di ogni tempo. È la via
privilegiata per una vera rinascita, per un gioioso
ritorno alla casa del Padre: "Quando venne la pienezza
del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato
sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la
legge, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal
4,4-5). Il Figlio di Dio incarnato, che ha assunto da
una vergine la sua natura umana, la carne purissima e
immacolata di Maria santissima, per essere uno di noi,
uomo perfetto restando vero Dio, ora quella stessa carne
si dona per vivere in noi e fare di noi creature nuove,
redente dal Figlio e rigenerate dalla Madre celeste.
Siamo nutriti e redenti da quel cibo divino. "Quasi modo
geniti infantes, razionabile, sine dolo tac concupiscite"
(1 Pt 2, 2): come bambini appena venuti al mondo,
bramate il latte limpido e puro dello spirito. Siamo
rigenerati nella nostra natura nel seno verginale della
Madre, la corredentrice del genere umano.
La maternità di Maria, così intimamente unita alla
santissima eucaristia, diventa perennemente feconda ed
universale. Si unisce indissolubilmente al memoriale e
in modo speciale al sacerdozio, doni di valore infinito
alla chiesa e al mondo di Gesù agonizzante sulla croce:
"Figlio ecco tua madre" (Gv 19,27). "Quindi non sei più
schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per
volontà di Dio" (Gal 4,7). Nell'apostolo Giovanni tutti
i sacerdoti si ritrovano.
Già nel tempo noi possiamo sperimentare nella divina
eucaristia sia la figliolanza nei confronti del Padre
celeste, siamo deificati in Cristo, sia l'essere
rigenerati per l'azione materna di Maria, la
corredentrice del genere umano. Nel pane di vita,
accolto con umiltà e fervore, noi possiamo ascoltare di
nuovo la forza della Parola e l'energia divina
santificante che ci viene data: il Verbo fatto carne
viene ad abitare dentro di noi, fissa in noi la sua
dimora, viene a portare la sua luce deificante. Egli ci
illumina con la sua parola che è verità, con la sua
persona che è la Verità incarnata: "Veniva nel mondo la
luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9) e "A
quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare
figli di Dio" (Gv 1,12). È quindi legittimo e doveroso
dedurre che la divina eucaristia, celebrata e consacrata
dalla Parola e dallo Spirito, continuamente viene, vive
e si rinnova sui nostri altari, assunta vive in noi come
parola vera, come Verbo che nella nostra vita e nella
nostra carne s'incarna e nella nostra anima è rigogliosa
e palpita.
Ad alcune anime, con una scelta libera e gratuita, il
Signore Gesù in modo più vivo si fa sentire; Egli stesso
affina i sensi dell'anima eletta e la sintonizza sulle
onde del suo cuore. Quasi sempre, anche nel nostro caso,
l'esperienza dell'ascolto, sempre e soltanto
immediatamente dopo la santa comunione sacramentale,
passa attraverso un intimo travaglio: è l'intimità della
comunione piena che trova la sua migliore intensità
sulla via del Calvario, ai piedi della croce, in un
lento quotidiano e doloroso martirio. Forse proprio per
questo Gesù chiama la sua eletta "Piccola Maria". Egli
particolarmente si compiace in quelle anime più capaci
di amare, che più assomigliano per l'umiltà, la povertà
e la purezza alla sua santissima Madre.
Ciò è confermato anche dallo scopo primario di questi
intimi colloqui e ancor più dalla missione che lo stesso
Gesù affida alla sua prediletta: la conversione
dell'umanità e la santificazione dei sacerdoti, i
rappresentanti di Gesù Cristo in terra e i prediletti di
Maria santissima. Sì, sono proprio i sacerdoti i primi
destinatari di questi messaggi. Tutti loro sono chiamati
ad una sublime missione, ad una santità vera, ad essere
più che mai somiglianti a Cristo Gesù. Sono però anche i
più insidiati dal maligno; lui sa che per ogni sacerdote
che trascina nel male una schiera di poveri indifesi lo
seguono sulla via della perdizione. Spesso dignità e
debolezza albergano nella stessa persona. In questo
scritti si possono sentire assai di frequente i palpiti
appassionati di Gesù per i suoi eletti; il suo intenso
dolore per i tanti e reiterati tradimenti e quella
infinita misericordia che mai viene meno.
Basta leggere e meditare con sincerità di spirito, senza
prevenzioni, per accorgersi della ricchezza dei
contenuti e costatare la più assoluta ortodossia. Molti
già l'hanno già fatto ricavandone grandi benefici. In
molte anime questi messaggi hanno già compiuto prodigi
di grazia che soltanto da Dio possono derivare. I
pensieri di Dio non si dovrebbero mai fermare a livello
mentale: sgorgano dall'Amore e debbono essere accolti
con amore.
Un lettore sacerdote, illuminato da Gocce di luce |
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