Gocce di luce: Gesù parla ad un'anima

       
       

Settembre 1997

 

 

Ave Maria!

 

17 settembre 1997
"Oh, si crede in Me, nella mia potenza e la osannano, ma non Mi amano!"

"Mia piccola Maria, vengo al tuo cuore ogni giorno a nutrirti. Tu chiami, e Io vengo sempre per stare con te, per assimilarti a Me. Sento il tuo desiderio e il richiamo dell'anima, e vuoi che Dio non venga all'anima che Lo cerca? Ma è proprio questo che Dio vuole dalle creature: il loro amore! Senti ancora il vuoto, ma deve essere così, devi provare il vuoto, la fame di Dio, per desiderarlo e chiamarlo con ardore. Vengo poi Io a saziarti, a riempirti di Me. Sei ancora una pianticella con le radici attaccate alla terra, e così è perché vivi sulla terra, però le tue radici devono esser dimenticate per elevare le tue foglioline verso l'alto, protese solo al Cielo.

In te Io voglio ricreare il rapporto confidenziale e intimo di Dio con l'anima, riformare la confidenza amorosa di cui oggi ormai si è dimentichi. Quanti pochi oggi nella Chiesa la vivono! Oh, si crede in Me, nella mia potenza, e la osannano, ma non mi amano! Non cercano la mia confidenza. Persino Giuda credeva in Dio, nel suo illimitato potere, ed era giulivo nelle mie imprese portentose, però non per farne del bene. Egli avrebbe anzi voluto lui questi poteri per farne opere malvagie. Non mi amava, non seguiva il mio insegnamento: la bontà, la purezza, la rettitudine.

Oggi quanti nella Chiesa cercano la mia potenza, per gloriarsene, ma non il mio amore, le mie virtù! I cuori sono duri, non conoscono generosità, non si aprono a Me nel dono. E come posso Io venire in loro ad insegnare ad amare, ad essere generosi? L'amore è lasciarsi triturare come cibo nella bocca dei leoni. Questa idea è dura a capire, fa paura. Ma se non si diventa cibo per nutrire i fratelli, non si ama. Se si rimane chiusi in se stessi e ci si conserva come beni preziosi, che avete dato?

Il mio Ignazio d'Antiochia, successore a Pietro (*), ha amato, e ha dato come nutrimento ai figli se stesso, non solo con l'atto finale nel farsi mangiare dalle belve, che concretizzava, con il gesto finale, tutta la sua esistenza, dove ha lasciato che mangiassero se stesso per cibo, ma ancor prima spiritualmente, donando ai figli la sua bontà e il suo amore di Dio. Dovete donarvi come cibo ai figli: questo è amore!

Ti formo per essere il mio pane, il mio pane profumato e fragrante, dove ti farai mangiare perché i figli riscoprano la mia confidenza, l'amore intimo dell'anima, che tu vivi, per mettere in risalto Gesù, che è Amico, Amico fedele, che ama e con il quale avere colloquio; Gesù che chiama e desidera il suo stare con l'anima. Gli dice: "Vieni, vieni con Me, solo con Me, stiamo assieme, poggiati al mio Cuore, svelami di Te. Io ti dono Me stesso. Andiamo insieme a pregare il Padre e a cantare le sue meraviglie".

Quando cambierete e capirete questa fiducia allora verrò amato, e si sarà capaci di seguirmi ovunque. Lasciati mangiare, figlia! Non temere, lasciati mangiare con la preghiera, le opere buone, con la mortificazione e le ferite, che ti fanno nell'anima, offendendoti, …non devi più rispondere per difenderti. Se ti danno un morso al cuore e tu ti ribelli, pensando che sia da difendersi dall'ingiustizia, accogli l'ingiustizia e le ferite per dirmi: "A Te, Signore, offro questo morso come dono", e Io lo illumino e ti do ancora più luce, e ti circondo del mio calore. Ripeti sempre: "per dare gioia a Te, Signore mio, e… per sfamare i figli". Ogni morso sarà un gradino che farà salire in alto verso i Cieli. Il Cielo, il Cielo a cui non guardano più gli uomini, che sono con lo sguardo proteso a terra. Ma se guardassero, ricorderebbero il loro Creatore.

Tu guarda sempre e osserva, oltre le nuvole, il Cielo, al qual devi andare, e lasciare che pure il tuo corpo, la tua carne ne sia mangiata. In Cielo vedrai il tuo nutrimento, sparso nelle anime dei tuoi figli. Non pensare come. Questo non è per opera umana. Lascia fare a Me, che tutto preparo e ti formo. Sei chiamata ad amare, figlia! Questo è il tuo compito: amare! E sei qui nel mio Cuore. Ti benedico".

(*) Nella cattedra apostolica della Chiesa di Antiochia.